Foto: Stefania Lucchetti ritratta da Emma Terenzio
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La violenza emotiva, la resistenza umana in contesti oppressivi, e il potere del linguaggio poetico e artistico come risposta alla disumanizzazione.
“Cosa vorresti che sacrificassi oltre a questo
Esattamente?
Dove posso nascondermi per occupare meno spazio
Dove posso ritirarmi per non disturbare le tue priorità”
Estratto dalla poesia “Prevaricazione”, Stefania Lucchetti, Macchie di caffè sui miei libri, Albatros 2024, raccolta di poesia contemporanea.
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Ci sono alcune storie che non ho ancora avuto il coraggio di raccontare nei miei versi, ma lo farò in futuro. Gli eventi di questo periodo mi stanno spingendo ad addentrarmi più a fondo in alcuni temi, a guardarli con maggiore coraggio e lucidità, anche se – per ora – ancora non pienamente.
“Alcune storie non possono ancora essere raccontate,
non è ancora il loro tempo,
non sono ancora terminate.
Non è ancora sicuro, non è ancora il momento.”© Stefania Lucchetti, Una Storia (inedita)
Qualche tempo fa ho pubblicato un post dedicato alla mia poesia Medusa. Leggilo qui>MEDUSA. Medusa racconta la disumanizzazione della vittima di violenza: inizialmente guardata con compassione, poi – nel tempo – ritenuta responsabile delle conseguenze che quella violenza ha lasciato sulla sua vita e su quella degli altri. Medusa è un personaggio soggetto ad un’atroce violenza fisica, perpetrata da diversi soggetti nel tempo.
Esiste anche un altro tipo di violenza, più difficile da identificare: la violenza emotiva.
La violenza emotiva è fatta sia di coercizione e controllo, che di silenzi e assenze. È spesso un alternarsi tossico di entrambi. Il gaslighting, la manipolazione sottile volta a sottomettere l’altro sono parte del repertorio della violenza emotiva.
Lo stalking ne è un’espressione fisica. Le conseguenze possono essere drammatiche, come abbiamo letto in questi giorni dalle news ben conosciute sui femminicidi. le conseguenze possono anche essere di più lungo termine, con la distruzione emotiva della vittima.
Chi denuncia questi abusi spesso non viene creduto, perché non ci sono segni tangibili. E la reazione che si sente è, troppo spesso, soprattutto in situazioni in cui c’è stata una relazione o ci sono dei figli: “te la sei cercata”, “lo hai scelto tu”, “ma perchè non sei andata via prima?”.
La poesia Prevaricazione parla di questo. Ma parla anche di riscatto. Della forza che si può riuscire a trovare dentro di sé quando si vive in una situazione soffocante. La forza di aspettare tempi migliori, di crescere interiormente anche nel silenzio in cui si è costretti ad una situazione di oppressione
La cittadinanza digitale
Negli ultimi tempi ho riflettuto molto sull’aumento della violenza verbale nei forum, nei commenti, nei social. Credo sia utile iniziare a pensare alla nostra presenza online come a una cittadinanza digitale. Non si tratta solo di diritti e doveri: il dizionario Merriam-Webster definisce citizenship anche come “la qualità della risposta dell’individuo all’appartenenza a una comunità”.
Essere cittadini digitali significa relazionarsi in modo responsabile con gli altri nelle comunità virtuali, mantenere consapevolezza, rispetto e attenzione verso l’impatto delle nostre parole. Leggi qui > Il Cyberspazio
Miyazaki e il desiderio collettivo di bellezza
Cieli sospesi, creature magnifiche, città sognanti tra ruggine e vento. Un’estetica riconoscibile, amata.
Guardando quelle immagini, ho percepito qualcosa oltre l’imitazione di uno stile resa facile dall’AI. Ho percepito nostalgia e un desiderio collettivo di guardarsi e guardare la realtà in modo diverso. Ho visto come le persone vedano, spesso inconsapevolmente, l’AI come uno specchio da attraversare in cui cercare una bellezza che non sono in grado di trovare personalmente e che li tocchi nel profondo, la ricerca istintiva del potere del linguaggio poetico ed artistico come risposta alla disumanizzazione quotidiana. E’ un paradosso cercare nell’algoritmo l’umanizzazione, ma è qualcosa su cui è necessario riflettere.
Questa è stata una moda, che verrà sostituita da altre mode. Ma cosa rende davvero umana un’opera? La formula estetica può essere imititata, ma cosa rende davvere umana un’opera d’arte, visiva o letteraria?
L’estetica, la metrica, lo stile non sono tutto ciò che è presente in un’opera. L’intimità di un pensiero e di un modo di guardare le cose si esprime attraverso le idee che generano quella particolare grafica, stile, modalità di racconto.
Imparare a distinguere ed apprezzare ciò che è umano e ciò che è generato dall’AI è la grande sfida capacità che ci verrà richiesta nel tempo, e penso personalmente – nel mio ottimismo – che potrà creare delle opportunità. Nella ricerca di spazi esclusivi all’essere umano, soprattutto nell’arte , dobbiamo tenere a mente che è l’imperfezione che ci rende gli individui unici che siamo. L’imperfezione genera mistero e fascino. È per questo che l’intelligenza artificiale può creare un’estetica impeccabile o comporre versi in metrica perfetta, ma senza incanto. L’arte e la bellezza si nutrono d’immaginazione, e l’immaginazione si accende quando la mente incontra dei vuoti – spazi che ispirano la sua ricerca di senso, di scopo e di bellezza.
Alien – il film
Sempre sul filo della resistenza umana in contesti oppressivi, recentemente ho guardato il film Alien, del 1979 con protagonista la splendida Sigourney Weaver. Nel film Alien, è particolarmente significativo che la protagonista, Ellen Ripley (incarnando come personaggio femminile una forza nuova e rivoluzionaria per gli stereotipi dei film d’azione e fantascienza dell’epoca), riesca a sconfiggere sia l’intelligenza artificiale (la macchina) che l’alieno (la creatura), mostruosamente alleati pur con diversi obiettivi (la ricerca, per la macchina – la sopravvivenza tramite la distruzione, per l’alieno). In un contesto narrativo dominato da presenze ostili e inumane, Ripley è una figura di resilienza e ingegno. La sua vittoria su entrambe sull’AI – che rappresenta la freddezza del controllo corporativo e la disumanizzazione della tecnologia – e sull’alieno – incarnazione della minaccia primordiale e incontrollabile – non è solo una questione di sopravvivenza, ma un’affermazione dell’umanità in tutta la sua complessità, vulnerabilità e forza. Dal punto di vista poetico vedo nel personaggio di Ripley l’anima, lo spirito, la forza interiore dell’umanità. La capacità tramite il pensiero e la combinazione di razionalità, intuizione ed emozione di prevalere su situazioni impossibili, forze oppressive, artificiali e mostruose.
Guest Author – Alessandro Di Zio
E’ uscita proprio in questi giorni la raccolta di poesie Rotolando La Nuvola di Alessandro Di Zio (NullaDie Edizioni). Ho avuto modo di scambiare idee con Alessandro Di Zio recentemente quando gli ho scritto per complimentarmi per i testi del bellissimo musical I tre moschettieri – Opera Pop che ho visto recentemente a Milano al teatro Nazionale. I testi dell’opera mi hanno colpita moltissimo, in particolare la capacità davvero incisiva di raccontare storie in musica e leggerò con piacere il suo nuovo libro.
Alessandro Di Zio nasce nel 1973 a Pescara, dove vive e insegna materie letterarie. Inizia scrivendo testi per Gio’ Di Tonno, con cui realizza tre album. Nel 2003 pubblica il prosimetro Il veliero di metallo e nel 2013 fonda con Giampiero Mariani il progetto musicale Still Life With Cat, di cui è autore e produttore. Nel 2023 esce la sua silloge Crepuscolo elettrico (Nulla die). Insieme a Gio’ Di Tonno scrive l’opera pop I tre moschettieri, in tour dal 2024.