Foto: Stefania Lucchetti, ritratta da © Emma Terenzio
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“Ombre che perdurano,
echi di storie dimenticate,
una parvenza di caos.”
Estratto dalla poesia “La casa nel bosco”, Stefania Lucchetti, Macchie di caffè sui miei libri, Albatros 2024, raccolta di poesia contemporanea.
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In questo periodo sto guardando Severance, una serie televisiva distribuita da Apple TV+, è un thriller psicologico. La trama ruota attorno ai dipendenti di Lumon Industries, una misteriosa azienda che implementa una procedura chiamata “severance” (separazione), che separa chirurgicamente i ricordi e le esperienze legati alla vita lavorativa da quelli della vita personale. Questo crea due identità distinte: il “sé lavorativo” e il “sé personale”, ognuno ignaro dell’esistenza dell’altro. Senza offrirvi spoiler, è evidente dall’incipit che la trama non può che dipanarsi in un inquietante mistero che esplora temi di controllo, identità e libertà.
Soprattutto, esplora il tema delle conseguenze di avere parti di sé inaccessibili ad altre. Per questo motivo ho colto l’occasione di offrirvi qualche pensiero sulla mia poesia La casa nel bosco.
La casa nel bosco racconta, apparentemente, di un viaggio all’interno di un bosco o di una foresta. Il bosco è una metafora. Il viaggio è all’interno di se stessi. Un viaggio nel proprio inconscio, nei propri ricordi, nelle proprie paure. Qualunque sia il percorso personale di questo viaggio, è un percorso che inizalmente incute timore ma vale la pena sempre di affrontare.
Ognuno di noi ha un proprio bosco, e in quel bosco una casa segreta, un luogo interiore, nascosto in un angolo che – quando vi si è allontanati per lungo tempo – sembra inizialmente inaccessibile. Camminando in quel bosco, seguendo la strada si riesce a ritrovarlo. Ad entrare, a riscoprirlo. Personalmente penso che una delle più significative e importanti capacità che si possano sviluppare sia quella di non creare divisioni impenetrabili tra la propria vita conscia e quella inconscia. Sapersi muovere con grazia ai confini dell’una e dell’altra.
Ritornando alla serie Severance, parlandone una sera uno dei miei figli ha sottolineato come questa separazione delle parti di sé si attiva sempre durante il sonno, quando si sogna. Ci sono parti di noi che non sono liberamente accessibili ad altre. E’ vero, si può però imparare a tenerle vicine in modo che l’una possa osservare ed essere consapevole dell’esistenza dell’altra, cercando di ricordarne almeno alcuni aspetti. Gli esperti di lucid dreaming insegnano tecniche utilissime a questo fine.
Penso però che spesso sia sufficiente dedicare a se stessi il tempo di pensare, meditare: camminando, riposandosi a sufficienza, leggendo qualcosa che stimola il pensiero, offrendosi a esperienze nuove.
“Con mani titubanti spalanco le tende, accogliendo la luce
temendo mostri ed il vuoto
eppure, nessun mostro mi aggredisce”
Estratto dalla poesia “La casa nel bosco”, Stefania Lucchetti, Macchie di caffè sui miei libri, Albatros 2024, raccolta di poesia contemporanea.
Video
Stefania Lucchetti legge “La casa nel bosco”
Rassegna stampa e novità
- Un po’ di rassegna stampa di qualche articolo uscito ultimamente.
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