Lo sguardo ed il fenomeno della cyberviolenza

La scrittrice Stefania Lucchetti fotografata da Emma Terenzio

Ho impiegato un po’ di tempo a ragionare sulla questione dei siti

Mia Moglie e Phica,

finiti sotto l’occhio di tutti quest’estate.
Non ho voluto scrivere subito: al di là delle ovvie considerazioni, avevo bisogno di pensarci, di andare a fondo nella riflessione. Mi è capitato da ragazza di conoscere un individuo che registrava i propri incontri con le donne, e li offriva (anzi quasi imponeva) in visione ai suoi amici. Il fenomeno non è quindi certamente nuovo ma amplificato dalla rete, e dall’ignoranza di chi la usa. Un fenomeno che è una delle tante espressioni del cyberbullismo, di cui ho parlato a lungo nella mia precedente edizione > Prevaricazione e nell’articolo La cittadinanza digitale (estratto dal mio libro I gruppi di lavoro virtuali)

Ritengo che il termine cyberbullismo non sia più adeguato a descrivere il fenomeno della violazione degli altrui diritti online, e lo rinominerei cyberviolenza. 

Ho anche avuto momenti di autoflaggellazione vicaria (non essendo coinvolta, ma empaticamente osservando la situazione altrui): mi sono chiesta se postare una foto non significasse, in fondo, attirarsi addosso certi sguardi, se la colpa non fosse di chi ha molte foto e attività pubbliche (me compresa: mi è capitato infatti di ricevere commenti disgustosi, non ho altro termine, e di cancellare alcune foto perchè attiravano attenzioni diverse da quelle che avevo immaginato).

Accantonato felicemente questo momento kafkiano di inversione di colpa, mi sono addentrata nella riflessione sulle conseguenze dello sguardo.

Scrive Sandro Veronesi ne Il Colibrì (La nave di Teseo, 2019) “Ogni giorno veniamo colpiti da centinaia di sguardi A nostra volta, colpiamo con lo sguardo centinaia di persone. Il più delle volte nessuno ci fa caso: noi non ci accorgiamo di essere guardati, gli altri non si accorgono che noi li guardiamo. Perciò non succede niente, e questi sguardi non producono conseguenze – ma non c’è nessuna ragione di considerarli meno pesanti di quelli che ho citato poco fa. E, anzi: siamo poi così sicuri che gli sguardi non ricambiati non producano niente? […] Gli sguardi sono armi potentissime, e producono urti emotivi anche quando non sono lanciati allo scopo di produrli..”

Gli sguardi, dunque, non sono mai neutri.
La filosofa Baldine Saint Girons, nel suo libro L’atto estetico, lo conferma: guardare significa immischiarsi. Lo sguardo non è mai neutro: invade, attraversa, modifica. È già un contatto, un gesto che attraversa, invade, modifica, si imprime.

Michel FoucaultSorvegliare e punire (1975) scriveva che “Lo sguardo è una forma di potere”. Essere guardati – o anche solo sapere di poter essere guardati – modifica radicalmente i nostri comportamenti. E se questo è innegabilmente vero, bisogna però riflettere su cosa accade quando lo sguardo non si ferma all’osservazione, ma pretende di possedere.
Quando non si limita ad accogliere ciò che è stato offerto, nei termini in cui è stato offerto (punto essenziale, perchè io posso offrire qualcosa – ma nei miei termini, non per appropriazione secondo il desiderio dell’altro), ma porta via ciò che non era ad esso destinato?
Il passaggio da guardare a possedere è sottile e violento, ed è lì che nasce lo scarto: ammirare non è appropriarsi. La possibilità di poter osservare e pur anche ammirare non implica il diritto di possedere, vituperare, distribuire, insultare.

Per questo le foto postate senza consenso non sono semplicemente “sguardi rubati”: sono atti di possesso.
Non è più condivisione, ma invasione.
Non è più relazione, ma espropriazione.

 

 

 

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Stefania Lucchetti, nata a Verona nel 1975, ha pubblicato la sua prima poesia a soli tredici anni, durante un periodo vissuto negli Stati Uniti con la famiglia. Dopo il diploma al Liceo Classico “Dante Alighieri” di Gorizia e la laurea in Giurisprudenza presso l’Università Cattolica del S.C . di Milano, ha intrapreso una brillante carriera nel diritto internazionale, esercitando come avvocata specializzata in commercio tra Milano, Londra e Hong Kong, conseguendo numerose qualifiche professionali. Autrice di saggi, è tornata negli ultimi anni al suo primo grande amore, la poesia. Bilingue, scrive e traduce le proprie opere in italiano e in inglese, con uno stile che riflette l’intreccio tra rigore e sensibilità, radici e orizzonti.
Con Albatros ha pubblicato le sillogi poetiche: Macchie di caffè sui miei libri (2024) e Pomeriggi di amore sospeso (2025).

Ha pubblicato anche: Women Breaking Through Leadership, Hong Kong, 2012; The Principle of Relevance- The Essential Strategy to Navigate Through the Information Age, Hong Kong, 2010; Ideas in Reality, Hong Kong, 2011; Dinamiche relazionali e decisionali dei gruppi di lavoro virtuali, Milano, 2024.

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