Foto: Pallas Athena, G. Klimt,1898, Wien Museum (Vienna).
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Pallas Athena di G. Klimt è uno dei miei quadri preferiti, tanto che ne ho una stampa a casa. Visitarlo a Vienna (si trova al Wien Museum e non nel più conosciuto Belvedere Museum) è stata un’esperienza emozionante. Altrettanto emozionante è stato ricevere, lo scorso weekend, un premio per la mia poesia Atena.
“Se un giorno la mia armatura si rompesse
Se il mio coraggio fallisse?
La mia bellezza svanisse e i miei pensieri si offuscassero?”
Estratto dalla poesia “Atena”, Stefania Lucchetti, Macchie di caffè sui miei libri, Albatros 2024, raccolta di poesia contemporanea.
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Atena esplora la dualità tra forza e vulnerabilità, incarnata nella figura di una dea guerriera che appare invincibile agli occhi degli altri, ma che, nel profondo, teme le fragilità umane e il passare del tempo. Dietro la sua armatura brillante e il suo incedere sicuro emergono il dubbio e la solitudine di chi sa di non essere visto oltre la propria forza.
Atena ha un’identità costruita su qualità come determinazione e risolutezza, ammirate e quasi irraggiungibili, caratteristiche che gli altri osservano con fascinazione, invidia, timore e talvolta aperta ostilità. Tuttavia, questa immagine esteriore è solo una parte della storia: “Questa sono io, questo è chi vedi tu.” Sotto il peso dell’armatura c’è una persona complessa, consapevole delle proprie vulnerabilità e dei sacrifici compiuti, e che proprio in queste fragilità si sente irrimediabilmente sola.
La solitudine si manifesta nei momenti di stanchezza, quando i movimenti rallentano e la maschera della forza inizia a mostrare le sue crepe. Nel peso di dover sempre essere forte, nell’inesorabile fatica di sostenere pesi e risolvere problemi, cresce la consapevolezza di non poter mai ricevere lo stesso supporto. Ci si aspetta che Atena sia invincibile: ogni segno di vulnerabilità viene percepito come una deviazione dal suo ruolo e rischia di essere usato contro di lei. Questo porta a un inevitabile isolamento, a un’indipendenza che diventa una corazza forgiata da esperienze che hanno reso necessaria questa scelta.
Cosa accadrà se l’armatura si romperà? Se il coraggio verrà meno? Se la bellezza e la mente acuta dovessero svanire? La paura di diventare una dea decaduta, costretta a osservare la propria armatura arrugginire nell’angolo, è un’ombra costante.
Per chi ama il musical (e chi mi conosce sa bene quanto questo mondo mi appartenga), un personaggio – pop e quasi comico, ma solo in apparenza – che esprime bene questa condizione è Luisa Madrigal di Encanto.
A prima vista, Luisa è l’incarnazione dell’indistruttibilità: forte e instancabile, è colei su cui tutti fanno affidamento per risolvere i problemi della famiglia e del villaggio. Il suo dovere è sollevare carichi, letteralmente e metaforicamente, e non può mai fermarsi, mai cedere, mai mostrare un segno di debolezza. Ma dietro quella sicurezza granitica si nasconde una paura profonda: il terrore di non essere abbastanza, di non valere nulla se non attraverso la sua utilità agli altri.
Nel brano Surface Pressure, una delle canzoni Disney che amo di più, Luisa confessa:
“No cracks, no breaks, no mistakes.
I’m pretty sure I’m worthless if I can’t be of service.”
(Nessuna crepa, nessun cedimento, nessun errore.
Sono piuttosto sicura di non valere nulla se non posso essere utile.)
La fragilità è negata a chi è percepito come un pilastro, eppure è proprio dietro quella corazza che guardando meglio si nasconde un’umanità complessa.
Cosa vorrei rimanesse ai lettori
In questa bellissima INTERVISTA (Link) ho potuto parlare della mia voce artistica e di cosa vorrei lasciare al lettore! Estratto “Vorrei che i lettori trovassero nelle mie parole uno spazio sicuro, un luogo dove poter sostare senza fretta. Una breve oasi di pensiero nella vita quotidiana nella quale siamo immersi in un flusso costante di informazioni. Mi piacerebbe che le poesie venissero lette casualmente, mentre si beve un caffè o prima di addormentarsi, e che lasciassero una traccia sottile, uno spunto di riflessione che risuoni anche dopo aver chiuso il libro. Non cerco di donare risposte definitive nei miei versi, ma spero che chi legge possa sentirsi meno solo nei propri pensieri, nelle proprie fragilità, nelle sfumature delle proprie emozioni.”
Interviste
Come si legge un libro di poesie? Ne parlo in questo estratto della mia intervista con Se Scrivendo
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